“Al Cavallino Bianco”

Compagnia Johann Strauss di laura Bonfante - Al Cavallino Bianco

Come tutti i grandi successi teatrali, anche quello di “Al Cavallino Bianco” ha la sua storia, legata alla singolarità che la sua musica, firmata da Ralph Benatzky, in realtà è dovuta a ben cinque compositori, chiamati da due esperti uomini di teatro berlinesi, Erich Charell e Hans Muller, a rivestire di melodie una spassosa commedia che ironizzava sulla moda delle villeggiature presso i laghi d’alta montagna. L’operetta andò in scena, con strepitoso successo, al Schauspielhaus di Berlino nel novembre del 1930. St. Wolfgang, nel Salzkammergut (Austria), presso l’hotel “Al cavallino bianco”. La proprietaria, Josepha Vogelhuber, è corteggiata dal primo cameriere Leopoldo, ma lei si è invaghita dell’avvocato italiano Giorgio Bellati, che trascorre abitualmente le sue vacanze sul lago. All’hotel giungono anche Zanetto Pesamenole, industriale veneziano e sua figlia Ottilia, che ben presto si innamora di Bellati. Pesamenole però ha in corso una causa con un certo Cogoli di Padova, per un brevetto contestato, e Bellati è proprio il difensore del suo avversario. Arrivano altri ospiti: il professor Hinzelman con sua figlia Claretta, che possono permettersi solo un viaggio ogni tre estati a causa delle loro condizioni economiche, e Sigismondo, figlio di Cogoli, inviato dal padre per cercare un accomodamento. Pesamenole spera che Sigismondo sposi Ottilia, risolvendo automaticamente la questione. Ma il giovane si innamora di Claretta. La situazione si complica: Leopoldo ama Josepha, Josepha ama Bellati, Bellati ama Ottilia, Ottilia dovrebbe sposare Sigismondo, che invece ama Claretta. Nel bel mezzo di queste tresche amorose giunge addirittura l’Arciduca d’Austria, che viene accolto con tutti gli onori, ma Leopoldo non riesce a trattenersi dal fare una scenata di gelosia a Josepha, colta in tenera conversazione con Bellati. Josepha si scusa con l’Arciduca, che comprende la situazione e le fa capire cosa sia il vero amore. Il lieto fine non è lontano: le coppie sono ormai formate: Leopoldo e Josepha, Bellati e Ottilia, Sigismondo e Claretta. A Pesamenole non resta che benedire le nozze della figlia con il nemico di un tempo, consolandosi con la rinuncia al brevetto da parte di Cogoli.

La direzione artistica dello spettacolo è di Laura Bonfante; le scene per la nostra edizione si rifanno a quelle originali utilizzate per la prima di Berlino del 1930; le coreografie sono di Annalisa Pautasso; la regia di Fulvio Trivero, aiuto regista Laura Bonfante.

 

 

“Il Paese dei Campanelli”

Compagnia Johann Strauss di Laura Bonfante - Il Paese dei Campanelli

Quando si dice operetta italiana si intende per molti “Il Paese dei Campanelli”, perché questo lavoro ha fatto il giro del mondo ed è stato tradotto in tutte le lingue; è una favola a sfondo sociale, un inno all’amore che trionfa, e chi tradisce i buoni sentimenti è sempre punito dal destino o… dai campanelli… Vediamo cosa succede.

C’era un paese incantato, un’oasi di pace dove regnava l’amore e la tranquillità e l’armonia regnava fra gli abitanti: “Il Paese dei Campanelli” situato nella bellissima terra d’Olanda. Una cosa in più però: sopra ogni casa del paese c’era un piccolo campanello. La leggenda narra che i campanelli dovessero suonare ogni qual volta che una donna del villaggio fosse in procinto di tradire il marito: cosa che, in questo paese tranquillo e morigerato, non era mai accaduta e che se un giorno ogni cento anni i campanelli fossero restati muti non avrebbero suonato più. Ma ecco che un giorno arriva nel porticciolo una nave da guerra da cui scende una schiera di baldi cadetti, il primo fra tutti è il capitano Hans. Gli abitanti corrono a dare il benvenuto, pregustando i racconti delle loro tante avventure… Ma invece di narrarle, le avventure, i cadetti le cercano e… con chi? Con le donne del villaggio che sono maritate! I baldi uomini di mare, corteggiano a regola d’arte le mogli e per distrarre i mariti ci pensa La Gaffe, degno del suo nome, che fa intervenire un gruppo di ballerine del Teatro Palladium di Londra. I cadetti quindi decidono di avvisare per lettera le mogli del loro ritardo, causato da una tempesta, costretti a trarsi in salvo in terra d’Olanda; decidono tutti assieme di inviare due lettere differenti, una alle loro mogli e una alle ballerine. E qui La Gaffe ne combina una irrimediabile: inverte per sbaglio i telegrammi ed ecco arrivare come un fulmine nel Paese dei Campanelli le mogli dei cadetti che a loro volta, ma senza colpa, fanno suonare i campanelli con i mariti delle donne del villaggio! Gli ufficiali ripartono con le mogli e nell’isola per altri cento anni esisterà ”l’incubo” dei campanelli….

La direzione artistica dello spettacolo è di Laura Bonfante; le scene sono di Mario Griffone e Erica Sattin, i costumi di Laura Bonfante; le coreografie di Annalisa Pautasso; la regia di Laura Bonfante.

 

Repertorio

Compagnia Johann Strauss

Repertorio

La compagnia Johann Strauss ha in repertorio:


La Vedova Allegra 

di Franz Lehár

Al Cavallino Bianco   

di Ralph Benatzky

La Principessa della Csardas

di Emmerich Kálmán

Il Paese dei Campanelli

di Lombardo – Ranzato

Gran Galà di OperetteCompagnia Johann Strauss di Laura Bonfante - Galà

 

Operette,

Musical,

 Opera Buffa.

 

Tutti i Galà in repertorio sono di nostra esclusiva realizzazione, i brani musicali sono intercalati da parti recitate brillanti e divertenti che non cadono mai nel volgare, come d’altronde ogni nostra produzione. Non mancano naturalmente bellissime coreografie e numerosi cambi di costume.

Operetta e Musical:

Lo spettacolo si svolge in due tempi con la durata complessiva di circa 90 minuti.

Si tratta di un galà comprendente famosissime arie e duetti tratti dalle Operette e dai Musical più conosciuti accompagnate dal pianoforte, con numerosi cambi di costume.

Lo spettacolo è realizzato con 2 cantanti lirici e pianista.

 

Gran Galà di Operetta:

Lo spettacolo si svolge in due tempi con la durata complessiva di circa due ore

Si tratta di un galà comprendente le più famose arie e duetti tratti dalle Operette più conosciute intercalate da interludi pianistici e balletti dove richiesto: un vero e proprio spettacolo che ripercorre la storia dell’Operetta, reso ancora più godibile grazie a svariati cambi di costume specifici per ogni brano.

 

Lo spettacolo è realizzato con 2 cantanti lirici e pianista, oppure:

con 3 cantanti lirici e pianista,

con 2 cantanti lirici, corpo di ballo di cinque elementi e pianista,

con 2 cantanti lirici, 1 comico, corpo di ballo di cinque elementi e pianista,

con 3 cantanti lirici, 1 comico, corpo di ballo di cinque elementi e pianista.

con 4 cantanti lirici, 1 comico, 1 comica, corpo di ballo di cinque elementi, comparse e pianista.


Anche il nostro coro polifonico "Johann Strauss" composto da 20-30 elementi può partecipare attivamente agli spettacoli.

 

 

 

Alcuni esempi di Galà di nostra esclusiva produzione:

Cavallini, Campanelli, Vedove e Principesse.

Un volo sulle quattro operette più belle del Mondo! Una sintesi riuscitissima de: Al Cavallino Bianco, Il Paese dei Campanelli, La Vedova Allegra, La Principessa della Csardas.

Ogni Operetta fa storia a sé, con brillanti interventi da parte di una voce recitante che ne racconta la trama, collegando i famosissimi episodi musicali che si susseguono; il tutto con i costumi originali per ogni Operetta per rendere ancora più spettacolare l’evento.

Ah! Le Donne ...

 I brani più famosi delle Operette italiane, austriache e tedesche. 

Gran Galà dell’Operetta e dell’Opera Buffa.

 Il nostro Galà più “serio”. I brani più belli dell’Opera Buffa italiana con abbondanti spruzzate di Operetta viennese. 

Lunga vita all'Orpheum di Vienna!

  I più famosi brani tratti da Operette austriache e ungheresi, con divagazioni tratte da Operette francesi e italiane.

Operetta primo amore.

   Famosissimi brani tratti da Operette austriache e ungheresi, con qualche salto nella canzone napoletana di inizio ‘900. 

Aiuto! E' scappato il coreografo!

   Il nostro Galà più divertente. Gran Galà di Operetta e Musical americano, con un tuffo nelle melodie di Gershwin. Con una prosa e una trama piacevolmente travolgente.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“La Vedova Allegra”

     Compagnia Johann Strauss di Laura Bonfante - Vedova Allegra

C’è un mondo, scrive Ugo Volli, in cui tutti sono baroni o almeno visconti; in cui scorre lo champagne e i locali notturni sono pieni di donnine allegre; i mariti vedono solo le corna altrui, non le proprie. Un mondo in cui ci si veste in frac e si balla il valzer, la politica si fa alle feste da ballo, i bilanci statali si salvano sposando belle ereditiere. Un mondo in cui le cose noiose non si vedono, la gente per bene ha il compito preciso ed esclusivo di perdersi nei vortici della danza, scambiarsi bigliettini compromettenti e cercare la moglie che civetta col collega. Questo mondo ha diversi nomi o localizzazioni: può essere un immaginario staterello mitteleuropeo più o meno fornito di campanelli, come il Pontevedro o il Liechtenstein; può essere la Parigi di “Maxim’s” e del “Moulin Rouge”, vista con l’occhio sbarrato ed euforico di un turista. Forse l’operetta è tutta qui, ma cos’è veramente “La vedova allegra”, l’operetta più famosa che sia mai stata scritta? Finalmente si apre il regno del valzer e tutti possono partecipare all’avventura che riguarda la giovane “vedova allegra” Hanna Glawary, indocile e affascinante, il bel tenebroso conte Danilo, innamorato della vedova per ordine sovrano e intermittenza del cuore. E poi l’Ambasciatore del Pontevedro a Parigi in persona, sua Eccellenza il Barone Mirko Zeta, un po’ stupido, sua moglie Valencienne, ex canzonettista, civetta e donna onesta, il segretario d’ambasciata Njegus, perennemente affamato. Ma soprattutto ci sono le donne, alte e basse, bionde e brune, purché ricche di fascino peccaminoso. Sul palcoscenico si srotolano tre feste sontuose, all’Ambasciata del Pontevedro, nel giardino della villa parigina di Hanna Glawary e Chez Maxim’s: si balla e ci si nasconde dietro i paraventi, si salva la Patria con l’amore e i telegrammi cifrati, si intrecciano relazioni adulterine e tutto marcia sul ritmo saltellante del valzer verso l’inevitabile lieto fine.

La direzione artistica dello spettacolo è di Laura Bonfante; le scene sono di Mario Griffone, Carlo Genta e Erica Sattin; i costumi di Laura Bonfante; le coreografie di Annalisa Pautasso; la regia di Fulvio Trivero e Laura Bonfante.

“La principessa della csardas”

Compagnia Johann Strauss di Laura Bonfante - La principessa della csardas

Il primo atto del libretto di Leo Stein e Béla Jenbach ci coinvolge in una festa di addio al cabaret Orpheum di Budapest: si brinda alla bella Sylva Varescu prima della sua partenza per l’America. Il fatto turba il principe Edvino che ama, riamato, la diva. Un perentorio ordine giunge intanto dal principato di Lippert-Weylersheim: determinato a troncare il rapporto di suo figlio Edvino con la canzonettista, il principe padre lo fa richiamare a Vienna senza indugi. Edvino ubbidirà ma prima firmerà davanti a un notaio un contratto che lo impegna a sposare Sylva entro il termine di otto settimane. Boni Kancsianu non può non rivelare a Sylva, di cui è il più caro amico e manager, che Edvino sta per fidanzarsi con Stasi, sua cugina. Ha visto con i propri occhi l’invito al fidanzamento.

Al secondo atto siamo a Vienna, presso i  Lippert-Weylersheim. Sono trascorse diverse settimane. È in corso un altro festeggiamento: il fidanzamento di Edvino e Stasi ma giunge a palazzo Boni, vecchio amico di famiglia, con Sylva che fa passare per sua consorte. Qualcuno vuol riconoscerla come la famosa “Principessa della Ciarda” ma a queste affermazioni Sylva ride: lei, nobile, una cantante da cabaret: incredibile. Edvino non se la beve e si entusiasma al pensiero che Sylva è una contessa; i suoi non avrebbero più nulla a ridire sulla loro unione. Sylva si ribella; allora è vero, prima si sarebbe vergognato a sposarla come una semplice canzonettista. Fa una scena-madre; pianta tutti in asso dopo aver strappato il contratto di nozze firmato da Edvino.

Terzo atto: al Grand-Hotel dove risiedono Boni e Sylva capita Feri von Kerekes, viveur impenitente e vecchio loro amico, habitué dell’ Orpheum, che s’imbatte col genitore di Edvino, arrivato all’hotel per seguire il figlio. Feri s’intrattiene col principe e ha pronto il colpo finale: perché scandalizzarsi tanto se un nobile corre dietro a una canzonettista? Già successe. Si scopre che anche la mamma di Edvino era una cantante di cabaret. Niente più scrupoli: Edvino può impalmare Sylva. Quanto a Stasi, sono pronte ad accoglierla le braccia di Boni.

La direzione artistica dello spettacolo è di Laura Bonfante; le scene sono di Mario Griffone e Nathalie Beccaria, i costumi di Laura Bonfante; le coreografie sono di Annalisa Pautasso; la regia è di Laura Bonfante, utilizzando le traduzioni di Mirco Gagino dalla prima edizione realizzata in tedesco.